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A sedici anni dalla pubblicazione di Le radici del futuro (Clueb 2005), è uscita la traduzione italiana di L’ecomuseo singolare e plurale (Utopie concrete 2021), sempre di Hugues de Varine: due libri coerenti tra loro, ma anche molto diversi. Se il primo era una guida teorica-pratica per progettare e realizzare gli ecomusei, quest’ultimo, nella forma di “testimonianza” è in verità un bilancio su “cinquant’anni di museologia comunitaria nel mondo”, come recita il sottotitolo.
Introdotti da Adele Maresca Compagna, presidente di ICOM Italia, giovedì 10 febbraio alle ore 17.00 ne hanno parlato l’autore con i due curatori dell’edizione italiana del libro: Maurizio Tondolo e Daniele Jalla.
Con i modi e le forme di una testimonianza, nello stile con cui Hugues de Varine ha sempre proposto se stesso e le sue idee, mai da protagonista – quale, che voglia ammetterlo o no, è stato a livello mondiale – piuttosto da attore-osservatore di pratiche sul campo, L’ecomuseo singolare e plurale è anche un “récit de voyage(s)”, il racconto dei viaggi di Hugues de Varine tra gli ecomusei e i musei comunitari, prima come direttore dell’ICOM, poi come consulente, conferenziere, consigliere, esperto in sviluppo locale…
La rassegna di queste esperienze è alla base dei capitoli finali che ne fanno un “mémoire”: uno scritto a tesi di riflessioni teoriche e raccomandazioni pratiche, di valutazioni specifiche e considerazioni generali su un fenomeno esaminato, dalla sua nascita a oggi, dal punto di vista privilegiato del protagonista-testimone, ma analizzato con l’obiettività dell’osservatore esterno.
È anche una storia dei primi cinquant’anni degli ecomusei e dei musei comunitari, soggettiva e personale, resa forte da un’interpretazione libera e “indisciplinare”, in cui confluiscono una solida formazione umanistica di base e le conoscenze e competenze acquisite nell’ambito dell’esperienza sul campo.
E infine, soprattutto nei suoi ultimi capitoli, può essere letto come un manuale. Un “anti manuale” che, per l’antidogmatismo di fondo del suo autore, è il miglior manuale che ci si potesse aspettare in questo campo in fondo privo di regole certe
Va soprattutto considerato testo di servizio offerto a chi già lavora o si appresta a lavorare in un ambito – quello ecomuseale – che, messa da parte ogni discussione terminologica – Hugues de Varine, a chiusura e suggello del libro, propone di considerare: “una maniera di gestire il patrimonio vivente secondo un percorso partecipativo, nell’interesse culturale, sociale e economico dei territori e delle comunità, cioè delle popolazioni che vivono in questi territori”.