I musei bolognesi alla prova dei tempi moderni | Bologna, 4 dicembre 2024

Museo Civico Archeologico Sala conferenze – Via dell’Archiginnasio 2

4 dicembre 2024 | 16:00 -19:00

 

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Nelle sale del Museo Civico Archeologico di Bologna si è svolto il 4 dicembre 2024 il convegno dal titolo “I Musei Bolognesi alla prova dei tempi moderni” frutto del lavoro sinergico svolto dal Coordinamento Regionale Emilia-Romagna di ICOM Italia e da Italia Nostra Bologna e promosso da ICOM Italia.

L’evento ha rappresentato un’importante occasione di confronto su temi che, tutt’ oggi, incarnano gli obiettivi degli enti museali bolognesi: dall’ opportunità d’innovazione, alle esigenze della sostenibilità, dall’accessibilità, all’inclusività.

I musei, secondo la recente definizione di ICOM ricordata nella sua introduzione da Claudia Collina, responsabile del Coordinamento Regionale Emilia-Romagna di ICOM Italia, sono chiamati a farsi promotori di stimoli sociali più profondi e dilatati, senza dimenticare le nuove e sempre più impellenti necessità collettive che essi rappresentano come custodi del patrimonio identitario. Un monito ribadito dal presidente di ICOM Italia, Michele Lanzinger, che definisce il museo un “grande luogo di narrazione plurale delle storie che hanno costituito il divenire urbano”.

È con questo spirito che Bologna si apre al dibattito, per esplorare nuove soluzioni capaci di interagire con le molteplici identità museali attraverso esempi concreti e sperimentazioni innovative nell’ambito della valorizzazione del patrimonio culturale.

Sotto le lenti degli esperti c’è soprattutto il concetto di sostenibilità economica e ambientale, con interventi mirati alla creazione di un sistema museale metropolitano che superi le realtà frammentate odierne.  Su questo fronte, la direttrice dei Musei civici di Bologna, Eva Degli Innocenti, sottolinea il ruolo cruciale delle collaborazioni istituzionali e dei partenariati pubblico-privati, prospettando nuovi scenari nella gestione delle attività culturali. L’adozione di una strategia condivisa e la costruzione di un “sistema corale e integrato” potrebbero garantire una “maggiore sostenibilità della struttura” attraverso la condivisione di competenze comuni, come i laboratori di restauro e dei “nuovi profili professionali” afferma la direttrice.

La presidente del Sistema museale dell’Ateneo bolognese, Giuliana Benvenuti, sostiene con convinzione questa nuova visione e propone l’esperienza l’istituto che presiede: l’adozione di un piano di lavoro legato all’ambito del digitale e virtuale “può raccontare e costruire nuove narrazioni trasversali della città metropolitana”.  Digitale, quindi, visto come uno strumento capace di mettere in campo la portata culturale delle opere preservandone lo stato fisico e, nel contempo, assicurandone accessibilità e fruizione. Un campione di questo modello è identificato nel “gemello digitale della mostra L’Altro RinascimentoUlisse Aldrovandi e le meraviglie del mondo” sperimentazione multidisciplinare che coinvolge la ricostruzione 3D dei pezzi della collezione. Una “fruizione curiosa” che potrebbe estendersi all’interno di un’integrazione collettiva degli istituti museali.

Non mancano certo temi controversi, come quello offerto da Palazzo Pepoli: il recente affidamento al Comune da parte della Fondazione Carisbo rappresenta “un gesto politico che riconosce nell’amministrazione il soggetto che meglio potrà garantire la vita e la vitalità del luogo” come sottolinea Jadranka Bentini, vicepresidente di Italia Nostra Bologna. La prevista riapertura del Museo della Città chiede di interrogarsi sul suo futuro: rilanciare il museo come “catalizzatore della produzione culturale cittadina” implica ripensarne la struttura espositiva e narrativa in modo dinamico e in continua evoluzione, tenendo in considerazione anche i cambiamenti della città e delle altre istituzioni culturali.

Bentini evidenzia inoltre alcune criticità del sistema culturale bolognese, tra cui la chiusura del Museo della Tappezzeria e la necessità di valorizzare Villa delle Rose; e rispetto al futuro Polo della Memoria Democratica, avverte che “non bastano archivi per costituire un polo museale” e invita a considerarlo principalmente come un progetto di rigenerazione urbana. “Serve una strategia complessiva per il sistema museale cittadino, strettamente connessa alla città storica”, conclude Bentini, auspicando anche un confronto con partner esterni a livello europeo e internazionale.

Dal convegno emerge un concetto di museo potenziale, una “officina creativa di idee” in grado di offrire nuove prospettive d’interazione da sviluppare tramite la cooperazione tra musei, istituzioni e cittadinanza e adottando strategie che sappiano rispondere alle sfide imminenti.

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