Il Rapporto finale dell’indagine – che aveva lo scopo di documentare l’impatto economico prodotto dalla chiusura e di dimostrare allo stesso tempo le opportunità offerte dal digitale – ha analizzato circa 1000 risposte raccolte tra il 24 marzo e il 30 aprile da musei di 48 paesi, in maggioranza europei.
Il campo di approfondimento – analogo a quello proposto dal rapporto ICOM / UNESCO – tocca gli aspetti della crisi causata dal blocco dei flussi turistici e della mobilità dei cittadini e l’impatto sull’occupazione, particolarmente negativa sui liberi professionisti e i volontari. D’altra parte 4 musei su 5 hanno registrato un aumento delle visite online, con un’oscillazione tra il 10% e 150% e la loro presenza è stata tanto più efficace quanto più i Musei sono stati in grado di cambiare i compiti del proprio staff o implementare le risorse destinate.
Dallo studio effettuato emergono alcune esigenze prioritarie che si tramutano in altrettante raccomandazioni dirette da NEMO agli stakeholders a tutti i livelli:
- fornire un supporto economico adeguato da parte dei governi europeo, nazionali, regionali e locali per mitigare le perdite, assicurare il mantenimento del personale e sostenere nei musei le azioni di adattamento necessarie dopo la pandemia;
- investire nel patrimonio culturale digitale, in termini di infrastrutture e di servizi; armonizzare le modalità di rilevazione delle visite on line; produrre un’offerta digitale creativa sulle collezioni e i loro ricchi contenuti;
- preparare i musei in previsione di eventuali emergenze, rivedere gli assetti organizzativi e intensificare nuovi metodi di lavoro più flessibili; promuovere un maggiore collegamento con il contesto transnazionale in una logica di rete.