Catania, 18 dicembre 2020
Il Decreto assessoriale n.74 del 30.11.2020 Disposizioni sulla concessione in uso per finalità di valorizzazione dei Beni Culturali appartenenti al Demanio e Patrimonio della Regione Siciliana in giacenza nei depositi e le successive Linee Guida (DA.n.78 del10.12.2020 Carta di Catania) hanno certamente il merito di riportare l’attenzione e sensibilizzare l’opinione pubblica su un tema particolarmente caro a ICOM, evidenziando degli aspetti di interesse sulle prospettive di valorizzazione dei depositi museali.
Al contempo, suscita perplessità la volontà dell’amministrazione di intervenire sui depositi partendo da una materia, quella della concessione, già normata a livello nazionale, affrontando solo in parte i tanti sostanziali problemi che affliggono queste importanti risorse per la vita dei musei.
Ma qual è davvero il ruolo e la funzione dei depositi?
L’ampio e partecipato confronto tra professionisti museali che ICOM ha promosso in più occasioni, e di recente anche l’Amministrazione Regionale con il Convegno tenutosi a Catania a febbraio scorso, ha fatto emergere le potenzialità e la straordinaria ricchezza strategica dei depositi.
Non spazi dell’accumulo, della segregazione o della sottrazione, ma luoghi essenziali e interconnessi alla vita dei musei, da concepire e organizzare in funzione della loro accessibilità e sostenibilità.
Veri e propri archivi della memoria, i depositi sono essenzialmente spazi di studio e di ricerca del percorso museale dove i beni non esposti, possono essere oggetto di esposizioni temporanee, laboratori e programmi educativi.
Insomma, nodi cruciali della prassi museale attuale e opportunità per l’innovazione della museografia e della museologia contemporanea, la cui importanza è ancora poco compresa e verso i quali le amministrazioni non hanno quasi mai investito adeguate risorse.
Nel ruolo strategico che i depositi possono giocare anche in relazione a partenariati con altri soggetti, le concessioni di nuclei selezionati di materiali a Istituti pubblici e privati ai fini della valorizzazione è stata ampiamente attuata e diffusa a livello nazionale, soprattutto per quel che riguarda le convenzioni tra soprintendenze e amministrazioni comunali, prassi che nel tempo ha portato alla formazione di numerosissimi musei civici e territoriali.
Ma ancora in buona parte da sperimentare sono le convenzioni con scuole, accademie università, ambiti nei quali i materiali dei depositi potrebbero diventare strumenti di attività di educazione al patrimonio culturale, formazione, studio e ricerca.
Merita, a nostro parere, una attenzione e una valutazione particolare la concessione di beni culturali, seppur decontestualizzati, a concessionari privati in cambio di un corrispettivo economico o sotto forma di beni e servizi a favore dei materiali in deposito, condizione già peraltro prevista dallo stesso Codice.
Questa eventualità, già ampiamente attuata, (basti pensare alle opere in esposizione negli aeroporti), oltre alle previste garanzie di sicurezza dei beni, dovrà certamente tener conto della necessità di garantire una collocazione idonea e rispettosa del valore intrinseco dei reperti e della loro pertinenza al patrimonio culturale.
Sempre di più si guarda, infatti, al partenariato pubblico-privato per la costruzione di progetti di valorizzazione, ma il fine non può che essere l’interesse generale, la crescita culturale e sociale delle persone, lo sviluppo dei luoghi della cultura nell’interesse pubblico evitando ogni possibile rischio di svilimento del patrimonio culturale o peggio di deriva commerciale.
A tal proposito ci si domanda quali criteri saranno richiesti ai progetti di valorizzazione previsti all’art. 3, quali indicatori saranno attuati per la loro valutazione e chi sarà deputato a tale valutazione: i progetti tecnici saranno valutati dalle Soprintendenze (Art. 5), e quelli culturali? Si terrà conto che la Sicilia è la regione in cui solo il 28,8% dei minori ha visitato un museo e che una vera valorizzazione deve essere sostenibile, accessibile e inclusiva?
Qualche perplessità suscita anche quanto previsto all’art. 4 delle Linee Guida: infatti non è chiaro, infatti, come si possa conciliare con le varie tipologie di concessioni a privati la prevista figura del Conservatore.
Giova richiamare, in proposito, la questione della professionalità: il lavoro nei musei, infatti, a tutti i livelli, deve essere affidato a professionalità altamente qualificate nel settore dei Beni Culturali, sia interne all’Amministrazione Regionale che assunte con contratti a tempo determinato, eventualmente affiancate anche da studenti tirocinanti afferenti a corsi di laurea specifici e volontari che tuttavia non devono in nessun caso sostituire il personale interno in termini di conoscenze e competenze e soprattutto di assunzione di responsabilità. Un discorso è affiancare, un altro è sostituire i professionisti: si rischia così di trasformare una risorsa di interesse generale come il volontariato o l’esperienza di tirocinio in meccanismi di risparmio a scapito dei professionisti e del patrimonio stesso.
Piuttosto la pubblicazione dei due decreti offre l’occasione per riaprire il dialogo sul tema “caldo” dei depositi con cui chi opera nei luoghi della cultura ogni giorno si confronta, talvolta anche drammaticamente.
Infatti la questione è resa sempre più urgente e improrogabile da una serie di fattori insiti nella natura stessa dei musei e delle soprintendenze, prima fra tutti la crescita esponenziale delle raccolte dovuta all’intensificarsi della ricerca archeologica sul campo, situazione riflessa nei depositi di scavo, vero e proprio tallone d’Achille della tutela archeologica italiana, che alimentano una visione negativa dei depositi percepiti come luoghi sconosciuti, inaccessibili e di difficilissima gestione.
Di fronte a questa situazione sarebbe un bel segnale per tutta la comunità nazionale se la Sicilia, regione particolarmente ricca di situazioni diversificate e per questo anche più problematica, attuasse una politica culturale di ampio respiro, tesa alla cura, alla gestione e alla valorizzazione dei depositi con interventi che finalmente dotino i musei di risorse, professionalità e spazi idonei alla conservazione delle opere non esposte adottando standard coerenti con i livelli minimi di qualità previsti anche dal Sistema Museale Nazionale.
Il fine non è quello di svuotare i depositi, ma di riuscire a costruire un rapporto più “osmotico” e permeabile con la collezione permanente fino a rendere “trasparenti” i depositi, inserendoli nel percorso di visita, organizzando mostre, valorizzando le opere in deposito in dialogo con beni già esposti o presenti nel territorio, ruotando le collezioni, costruendo esposizioni più dinamiche nell’ottica di rinnovare nel tempo l’offerta culturale e scientifica anche in sinergia con altre istituzioni, rendendo finalmente giustizia alla missione di utilità sociale dei musei e rendendoli luoghi utili a comprendere ed agire il nostro presente con autonomia e pensiero critico
Con quali risorse? In tal senso, ad esempio, auspichiamo che si possa ancora integrare nella “Missione 4 – Istruzione, formazione, ricerca e cultura” del “Piano Regionale per la Ripresa e la Resilienza” presentata al Governo Centrale nell’ambito del programma Next Generation EU, una sinergia strategica tra le prospettive del futuro dell’istruzione e della formazione siciliana e il mondo culturale, nello specifico quello museale.
Anche in quest’ottica, la necessità di delineare un quadro preciso della realtà dei depositi museali e di soprintendenza, diffusi nel territorio e di cui le stesse amministrazioni competenti non hanno una conoscenza precisa, è condizione prioritaria ad ogni azione di valorizzazione.
L’ambiente digitale e l’adozione di metodologie e procedure condivise offrono oggi opportunità straordinarie per incrementare la conoscenza e la documentazione del materiale in deposito, per stimolare attività di ricerca e processi di partecipazione pubblica nella costruzione di contenuti culturali, come già sta avvenendo in alcuni musei sia in Italia che a livello internazionale.
Un percorso su cui ICOM è disponibile ad impegnarsi e sostenere l’Amministrazione Regionale con la propria esperienza e competenza in materia.
Coordinamento Regionale Sicilia – ICOM Italia